Il libro di Diana Walstad
Per oltre 40 anni, nella seconda metà del ‘900, l’acquariofilia si è evoluta quasi esclusivamente secondo criteri di estetica. Ancora oggi, per molti, l’acquario si valuta da un’immagine fotografica.
Nei concorsi, talvolta, alcuni partecipanti lo allestiscono solo per fotografarlo, poi lo smantellano dopo mezz’ora.
Se questo è il nostro scopo, ovvero la realizzazione di un costoso soprammobile, è del tutto naturale disinteressarsi degli equilibri biochimici.
In quella acquariofilia, le manutenzioni continue si ergono a metodo, a partire dal cambio d’acqua, perché sono proprio i frequenti interventi che tengono in piedi il sistema.
In sostanza, questa impostazione prevede che l’acquario sia tanto più bello quanto più ci impegnamo a metterci le mani.
Spesso, si ha la sensazione che l’acquariofilo cerchi di esibire proprio questo: tempo, impegno e denaro, profusi quotidianamente, per mantenere composizioni cosi…
…perché è evidente che quella meraviglia non può reggere una settimana, senza le continue attenzioni del suo padrone.
Fu proprio in questo contesto, radicato da 40 anni ed ampiamente maggioritario, che Diana Walstad propose il suo libro… E fu come un sasso in uno stagno!
Nel ricordare che sono passati 15 anni, segnalo questo passaggio ritagliato dalle pagine iniziali (con successiva traduzione):
…my book presents extensive scientific information that hobbyists have never seen.
This information often contradicts prevailing ideas in the aquarium hobby – ideas that are often based on antiquated books and hobbyist observations rather than experimental data
In Italiano:
…il mio libro presenta ampie informazioni che gli appassionati non hanno mai consultato.
Queste informazioni spesso contraddicono le idee prevalenti dell’acquariofilia – idee che sono spesso fondate su libri antiquati ed osservazioni di hobbysti, piuttosto che su dati sperimentali.
Nel seguito, l’autrice trattò una miriade di argomenti: dalla nitrificazione all’allelopatia, dai metalli all’ammoniaca, dai fenoli all’acido solfidrico, ecc. ecc. ecc…
…tuttavia, la sua opera viene citata, nel 90% dei casi, perché propone di fare cambi d’acqua due volte l’anno!… Dimenticando che quella è una conseguenza.
In altre parole, un acquario equilibrato è in grado di andare avanti quasi da solo, con pochissimi interventi.
Inoltre, si innescano fenomeni di autodifesa del tutto spontanei, che Madre Natura ha sviluppato in millenni di evoluzione.
La funzione anti-alghe, da parte degli allelochimici prodotti dalle piante, ne è un esempio evidente; nel libro, tutto il 2° capitolo è dedicato all’allelopatia.
Un fenomeno di cui nessuno si accorgerebbe, cambiando metà dell’acqua ogni settimana.
In buona sostanza, Ecologia dell’acquario di piante non propone “il cambio d’acqua ogni sei mesi”, come spesso si sente dire.
Propone un metodo di conduzione che per conseguenza porta a quel risultato.
…E non solo a quello, come vedremo nel prossimo capitolo.