Le Xenopus laevis sono rane acquatiche che negli ultimi anni si stanno diffondendo rapidamente tra gli appassionati. Conosciamole assieme!
Il loro successo dipende sicuramente dal fatto che si tratta di un animale poco esigente, piuttosto robusto e semplice da allevare.
Anche il prezzo decisamente contenuto e il comportamento di questi animaletti hanno contribuito alla loro diffusione.
Queste rane sono originarie dell’Africa meridionale dove popolano stagni, pozze e paludi spesso ricchissimi di alghe unicellulari; come vedremo in seguito, questo aspetto è fondamentale per i girini. Attualmente sono comparse popolazioni stabili anche in Europa e America, a causa del massiccio rilascio di esemplari da laboratorio.
Prima di diventare un animale da compagnia, infatti, le Xenopus sono state e sono tutt’ora utilizzate nella ricerca scientifica: sia come organismo modello, sia in biologia molecolare.
Sono state utilizzate anche come test di gravidanza. L’urina della donna veniva iniettata sotto la pelle di una Xenopus femmina; se la donna era incinta la rana ovulava a causa della stimolazione ormonale.
Dieta e dimensioni
Dove si sono insediate hanno danneggiato la fauna locale perché si tratta di una specie vorace, molto competitiva e adattabile. Riescono a nutrirsi veramente di tutto, preferendo comunque piccoli animali: vermi, pesci molto lenti o morti, uova di pesce o anfibio, gamberetti, insetti… Non disdegnano nemmeno un menu vegetariano, sebbene raramente si nutrano di piante acquatiche sane: probabilmente ingoiano le foglie staccate dalle piante.
Tra gli alimenti preferiti in cattività ci sono il mangime granulare affondante (ma ne accettano anche di galleggiante), chironomus e lombrichi. Gli esemplari più grossi apprezzano pesci surgelati e pezzi di pollo o altra carne. I vegetali si possono fornire, ma una dieta esclusivamente vegetale potrebbe rallentarne la crescita corporea.
Per quanto riguarda la frequenza dell’alimentazione, consiglio di nutrirli un paio di volte a settimana durante la stagione più calda, riducendo ad una le somministrazioni nel periodo invernale. Un’alimentazione più frequente rischia seriamente di farle diventare obese.
L’acquario per le Xenopus laevis
Da quanto abbiamo scritto finora si sarà intuita la grande facilità d’allevamento di questo anuro. Sostanzialmente può sopravvivere in qualunque comune acquario senza temere problemi di convivenza. Se ci si stufa dei soliti pesciolini… ci pensa la Xenopus a farli sparire!!!
Ecco qualche consiglio per tenere questi piccoli amici in buone condizioni, evitando soprattutto le più comuni patologie.
Innanzitutto, la vasca: è sufficiente un contenitore abbastanza capiente, non tanto per i movimenti dell’animale, assai scarsi (stare fermi in agguato è la specialità di questi anifibi); quanto piuttosto per il rilevante carico organico che rappresentano. Indicativamente si possono considerare 10 o 15 litri cadauno per gli esemplari giovani; fino a 30/50 litri per ciascuna femmina adulta.
Le componenti tecniche non sono necessarie, anzi: alcune vanno decisamente evitate!
Il riscaldatore è superfluo in quanto le Xenopus sono in grado di superare l’inverno addirittura in laghetto sotto il ghiaccio. È una situazione estrema che non ho testato personalmente, ma simili esperimenti di cui sono a conoscenza hanno tutti avuto successo. In ogni caso, la temperatura di casa è più che accettabile, in inverno come in estate: queste rane non temono nemmeno il caldo!
L’illuminazione è superflua poiché non è necessario tenere piante per il benessere delle rane; tuttavia, una o due CFL economiche permetterebbero di coltivare delle piante, che aiuteranno a mantenere pulita l’acqua e a diradare i cambi.
Sconsiglio vivamente filtro, pompa e aeratore. Il movimento dell’acqua può causare la «malattia della bolla», che porta alla morte. Qualcuno riesce a tenere un filtro – impostato al minimo – senza conseguenze; personalmente consiglio qualche cambio in più, ma con l’acqua ferma.
La frequenza del cambio parziale dell’acqua è molto variabile; non trattandosi di pesci ma di anfibi, la tolleranza agli inquinanti è estrema.
L’allestimento dell’ambiente può essere molto spartano.
Il fondo dovrebbe essere composto da sabbia o ciottoli, evitando pietrisco che potrebbe essere ingerito (sì, anche quello…) causando un’ostruzione intestinale. Legni o rocce non devono essere ingombranti o pungenti, poiché la cute degli xenopi è delicata e potrebbero ferirsi.
È preferibile che la colonna d’acqua sia piuttosto bassa per facilitare le regolari risalite per respirare. Un’altezza di 20 o 30 centimetri può andare bene.
Una certa attenzione va prestata alla possibilità di fuga. È un evento molto raro, ma questi animali saltano fuori dall’acqua per i più svariati motivi. È bene dunque lasciare una quindicina di centimetri tra il livello dell’acqua e il bordo dell’acquario; oppure munirsi di un coperchio.
Per quanto concerne i parametri chimici dell’acqua, consiglio di mantenersi su pH leggermente acidi o alcalini, con durezza non troppo basse. L’acqua di rubinetto è spesso perfetta.
La riproduzione
La riproduzione di questa specie non è difficile, ma un po’ impegnativa.
Prima di spiegarne i dettagli, vorrei far riflettere su un aspetto quasi sempre dimenticato quando si riproducono degli animali.
I nuovi nati – numerosissimi in questo caso – non possono stare per sempre con l’appassionato che li ha cresciuti: dovranno in buona parte essere ceduti.
Purtroppo la cosa non è affatto semplice: non esiste un grande mercato per queste creature. Forse si riesce a cederne una trentina di esemplari, ma quando sono 80 o 100 è davvero faticoso. Ovviamente è esclusa la possibilità di liberarli in ambienti naturali!
Detto questo, sconsiglio la riproduzione di questa specie; tranne nel caso in cui si salvino solo poche uova, un numero tale da poter essere tranquillamente gestito dal proprietario o da qualche cliente di esistenza accertata!
La riproduzione avviene solitamente dopo l’inverno. Se allevate in casa, queste ranocchie non sempre percepiscono l’avvicendarsi delle stagioni; tuttavia, per chi le alleva in locali con alternanza stagionale marcata, può essere utile tenerne conto.
Il dimorfismo sessuale si manifesta già a 4-5 cm di grandezza con la presenza di una protuberanza simile a una piccola coda nella femmina, assente nel maschio.
Il maschio inoltre sa «farsi sentire» perché è in grado di cantare. Lo fa sott’acqua, per cui il rumore emesso non è fastidioso, e nemmeno molto frequente.
Durante l’accoppiamento il maschio fa presa sulla cinta della femmina con le zampe anteriori ruvide, come mostra la foto.
Vengono poi deposte centinaia di uova, che schiudono in pochi giorni.
I girini, a differenza degli adulti, sono sospensivori. Si nutrono perciò filtrando il particolato in sospensione. Si possono nutrire con vari alimenti sciolti. Ne elenco alcuni tra i più utilizzati: piselli sbollentati e frullati, ridotti a crema; spirulina in polvere; mix di vegetali frullati; foglie di ortica frullate; latte in polvere etc. Per quanto concerne le dosi, non c’è una regola fissa.
Solitamente si aggiunge il composto finchè l’acqua della vasca diventa leggermente torbida. Il pasto successivo va fornito non appena l’acqua torna limpida, è bene tra una somministrazione e la seguente effettuare un rinnovo parziale dell’acqua. È importante anche curarne la qualità, poichè le larve sono molto più sensibili degli adulti ai composti di scarto.
Per un ottimo sviluppo consiglio di utilizzare acqua abbastanza ricca di sali minerali; evitate dunque l’osmotizzata.
La metamorfosi avviene già dopo un mese dalla nascita, ma può posticiparsi fino a tre mesi a seconda dell’alimentazione e della temperatura. Quest’ultima, se eccessivamente bassa, può bloccare la crescita dei girini.
Quando questi accennano a riassorbire la coda, vanno posti in un contenitore con poca acqua, in modo da facilitare la prime respirazioni di aria atmosferica. Possono essere nutriti con larve di chirnomi, daphnia e artemia, piccoli pezzi di lombrico o tuorlo d’uovo sodo. Dopo uno o due anni le nuove rane potranno riprodursi a loro volta.
Salute e curiosità
Quelle già accennate, obesità e «malattia della bolla», sono le patologie più diffuse.
Quest’ultima si manifesta, come suggerisce il nome, con il rigonfiamento di arti e corpo. Il soggetto ingrossa sempre più, fino a morire. Questa malattia è causato dall’accumulo di liquidi stimolato dal movimento dell’acqua; per questo motivo sconsiglio nuovamente l’utilizzo di filtro, pompa e areatore in vasche con questi ospiti.
La terapia non è semplice. Nelle fasi iniziali della malattia, è possibile una guarigione spontanea se si ripresentano condizioni ambientali corrette. Nei casi più gravi è necessario aspirare il liquido con delle siringhe. Il colore della sostanza è giallognolo e anche un giovane esemplare ne può contenere vari millilitri. Le ferite causate dall’ago possono infettarsi, perciò l’esemplare va tenuto in soluzione di blu di metilene, circa 1 mL ogni 15-20 litri. L’impiego del sale, in certi casi, non ha portato benefici ma ad ulteriori problemi.
Altre patologie possono essere di origine batterica o micotica, ma fortunatamente sono alquanto rare.
Sebbene questi animali siano conosciuti quasi esclusivamente per la forma albina, esistono anche altri colori. In questo secondo caso non è semplice distinguere le Xenopus da altre rane simili; ad esempio le Hymenochirus, piccole rane di colorazione verde/marrone. Fortunatamente ci aiutano alcune differenze morfologiche: contrariamente alle Xenopus, le Hymenochirus possiedono zampe anteriori palmate. Inoltre le Xenopus sono più grosse e tozze rispetto alle seconde.
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