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Paludario senza filtro (con piante carnivore)

Il paludario è una vasca che ricrea le condizioni di un piccolo stagno, o di una palude, ed è necessario alla coltivazione delle piante carnivore acquatiche.
In questo articolo, ci soffermeremo soprattutto sui generi Aldrovanda e Utricularia.


La sua realizzazione non è particolarmente difficile, ma il paludario deve essere controllato spesso, soprattutto all’inizio, quando le condizioni non sono ancora stabili (ad esempio, l’acqua puo’ diventare torbida o riempirsi di alghe).

Nel seguito, troverete foto protette da Copyright.
Voglio pertanto ringraziare Kamil Pasek di Best Carnivorous Plants e Anna di Carnivorous Plants Italia, che mi hanno consentito di utilizzarle per la stesura dell’articolo.

Interno o esterno?

Prima di cominciare la costruzione, dobbiamo decidere se vogliamo un paludario per interno o per esterno.
Sembra una scelta da poco, ma su quello esterno, secondo il clima vanno cambiati i materiali per realizzarlo.
Va inoltre decisa la dimensione in base alle temperature minime/massime; oppure, se non possiamo ricoverare tutto al riparo da condizioni estreme, dobbiamo attuare delle protezioni antigelo/anticaldo su quelli piü piccoli.

Il consiglio è quello di creare un paludario senza filtri e senza pompe di ricircolo; un ambiente bilanciato al quale dovremo rabboccare l’acqua e basta.

La procedura standard è quella di un acquario olandese, ma vi avverto… ci vorra una grande pazienza.
L’ecosistema dovra maturare per almeno 4/6 mesi, poi il risultato sarà totalmente diverso da un comune acquario; vi dovrà piacere l’acqua ambrata, ferma e con tantissime piante palustri, e dovrà essere possibilmente aperto.

Insomma quello esterno dovrà assomigliare ad un vero pezzo di natura come quello della foto qua sotto…

Paludario

…oppure simile al mio, anche se ancora in via di miglioramenti:

Una precisazione…
Il paludario, con acqua a 26°, in casa, senza filtri… NON PUZZA.
Anzi a voler essere sinceri, è più maleodorante un acquario chiuso che un paludario aperto.

Materiali necessari

Per realizzare il paludario, abbiamo bisogno di una vasca contenente almeno 10 litri di acqua.
Ovviamente, sarebbe meglio una vasca molto più grande (50 litri o più), in modo da avere condizioni stabili.

Inoltre, abbiamo bisogno di alcuni materiali per allestire un fondo adeguato.
Sarebbero ideali alcune foglie di piante acquatiche, come Iris, Carice o altre, che si possono facilmente trovare negli stagni.
Dovranno essere miste a terra di giardino, creta, torba (che va idratata prima di essere usata), più materiali inerti non calcarei, come ghiaia di quarzo.

L’allestimento

1° passaggio

Per prima cosa si deve creare il fondale, mescolando i materiali per poi deporli sul fondo della vasca.
E’ molto importante non esagerare con le parti organiche (foglie, terra, torba), perché questo porterebbe ad una proliferazione di alghe.
Il rapporto consigliato è di 3 parti di sabbia e ghiaia, ben mescolate, a coprire 1 parte di miscuglio formato da torba, terra e foglie secche:

2° passaggio

A questo punto è possibile aggiungere l’acqua, piovana o da osmosi inversa; per alcune piante carnivore va bene l’acqua del rubinetto, lasciata riposare per far evaporare il cloro.

Versare l’acqua con delicatezza, per non smuovere eccessivamente il fondale; potremo comunque riposizionarlo manualmente, nel caso si dovessero formare delle voragini.
Dopo avere riempito il paludario, probabilmente vedrete molti detriti galleggiare sulla superficie; quelli che non si depositano sul fondo, dopo qualche ora, possono esser tolti.

3° passaggio

Il paludario va riempito di Carici, Iris palustri, Phragmites, Typha, Ceratophyllum, Myriophyllum e altre piante palustri, tipiche delle zone che vogliamo riprodurre.

Carice (Carex elata) – Lic. Creative Commons

Per i paludari da interno vanno bene anche le piante d’acquario, specifiche per quel biotopo.
NOTA: è possibile creare un paludario senza fondo e senza piante, ma SOLO per Utricularia vulgaris.

Il paludario andrà lasciato maturare senza piante carnivore (e senza pesci) per un minimo di 4 mesi.
Questo è un periodo importante, durante il quale potrebbe esserci un’ invasione di alghe, o l’acqua potrebbe diventare torbida; rischiereste dunque di perdere la vostra Aldrovanda.
Nel caso dell’Utricularia, invece, un paio di settimane sono sufficienti.

In questi casi malaugurati, si puo’ risolvere il problema pulendo bene le pareti e cambiando parte dell’acqua al 50%, modificandone l’origine: se avete usato acqua piovana, miscelate il 50% con quella di rubinetto, e viceversa.

Passaggio finale

Dopo 4 mesi circa (se non si sono manifestati troppi problemi) è possibile aggiungere le piante.
Le carnivore convivono bene con specie “ausiliarie” che depurano l’acqua.
Fra queste troviamo Iris, giunchi, carici… ma anche, compatibilmente con il clima, galleggianti come Eichhornia crassipes, Salvinia natans e molte altre (sconsiglio la Lemna minor, perché troppo invasiva.
Per dettagli, segnalo l’articolo di Tsar sulle piante galleggianti.

Più specie ci sono, più in equilibrio sarà la vostra vasca (e meno manutenzione vi richiederà).
Il paludario, una volta stabilizzato, non richiederà altro che l’aggiunta saltuaria dell’acqua evaporata, in modo da tenere il livello costante.

Anche un acquario tradizionale POTREBBE diventare il luogo adatto per coltivare le Aldrovanda, ma visto che la signora è molto aristocratica, non sempre questa opzione può essere presa in considerazione.

Il mio consiglio è quello di osservare la mappa contenuta nell’articolo sulle piante carnivore acquatiche, per vedere se le caratteristiche della vasca collimano.
Solo allora si può tentare l’introduzione.
Nel caso delle Utricularia, piante molto più “malleabili” dal punto di vista del “dove”, un acquario può senz’altro essere il luogo adatto di coltivazione.

Fondo consigliato

Sul fondo del paludario deve essere collocato uno strato di fondo, spesso qualche centimetro, realizzato semplicemente con un mix di torba, terriccio da giardino e foglie secche di piante palustri.

Possono essere realizzati anche fondi “più complessi”, aggiungendo al precedente mix ghiaia di quarzo o sabbia silicea.
Anche i comuni materiali per acquario vanno bene, ma un terreno fertile è l’opzione migliore.

Quando il tutto è pronto, fate un tour al più vicino laghetto o ruscello, prelevate una palettata di fondo ed inseritelo nel substrato creato.
In questo modo, avrete introdotto i microrganismi necessari all’equilibrio della vasca, ma soprattutto avrete ottenuto cibo per le vostre piante carnivore.
Attenzione alle zone infestate da sanguisughe, perché per toglierle dovrete penare a lungo, come la sottoscritta.

Illuminazione

Le carnivore tropicali necessitano di un fotoperiodo prolungato (circa 12 ore) e molto forte, con un mix di colorazioni che simulino il più possibile la cromia solare.
Quelle da clima temperato non hanno bisogno di lampade, stanno tutto l’anno fuori e beneficiano della luce naturale.

Le varianti rosse tropicali necessitano di luci molto forti, per sviluppare la loro colorazione; quelle all’esterno dovrebbero prendere qualche ora di sole, al mattino o alla sera, durante tutto il periodo vegetativo.

Io ho 3 lampade fluorescenti, nel paludario interno, per un totale di 6400 lumen, distanti 5 cm dalla superficie dell’acqua; finora nessuna pianta si lamenta:

  • T5 da 21 W, a 6500 K
  • T5 da 21 W, a 4000 K
  • T8 da 36 W, a 3000 K

NOTA: attenzione a dove posizionate il paludario esterno! Vista la mole d’acqua, sarà impossibile spostarlo.
Il Sole, come tutte le cose, se è troppo stroppia, riempiendovi di alghe sino ad uccidere qualsiasi cosa viva all’interno.

Proteggere il paludario

Ovviamente, un paludario esterno non può che beneficiare dell’acqua piovana,  MA… se vivete in una zona particolarmente inquinata, o troppo soleggiata, o a tiro di animali che possono abbeverarsi, o con uccelli particolarmente invasivi, dobbiamo pensare ad una protezione.

  • L’inquinamento

Salvo poche zone, in Italia la pioggia è ormai sporca di metalli e schifezze varie.
I vasi delle piante, sul balcone, hanno dei fori dai quali tutto esce, prima o poi; ma da un paludario non uscirà mai nulla, a meno che non sia morto.
Se vivete in grandi città, forse è preferibile non usare acqua piovana.

  • Gli animali

Per uccelli, rettili, o qualsiasi altro animale che cercasse di abbeverarsi, la soluzione è semplice: una bella rete protettiva e siamo tutti felici.

  • Il troppo pieno

Per evitare che la pioggia in eccesso faccia scappare le nostre piantine, possiamo organizzarci in due modi: o costruiamo un tetto, che impedisca alla pioggia di entrare, oppure facciamo dei fori lungo i lati corti del paludario.

Il mio suggerimento è di attuare una soluzione rimovibile, il tetto in plastica trasparente è utile d’inverno, per evitare copiose nevicate dentro la vasca (non è a rischio rottura come il vetro); d’estate, durante le ore più calde al Sole, fa passare la luce ma senza esagerare, protegge dagli animali e non fa uscire troppa acqua.

Nel caso di un paludario semi-interrato, l’opzione dei fori laterali è la migliore, abbinata alla rete antipennuti estiva.
Per quanto riguarda gli altri problemi…
…trovate delle belle candele votive, nella chiesa vicino casa.

Esposizione

Scegliere una posizione che prenda un paio d’ore di Sole, al mattino o alla sera, in modo da far crescere ciò che vive all’interno, senza bollirlo d’Estate e senza farlo soffocare dalle alghe.
Ricordate che tutte le piante, per la fitodepurazione, hanno bisogno di luce; quella riflessa va bene come quella diretta.

Va da sé che chi vive al Sud dovrà trovare posizioni anticaldo, mentre chi vive al Nord cercherà la massima esposizione solare invernale; per il resto, la Natura farà da sola.

E in Inverno?

L’inverno è la fase più delicata, per tutti i vegetali al mondo.
Se avete un paludario seminterrato il problema non si pone; la parte lievemente emersa ghiaccerà, formando il tappo di protezione.
SEMBRA che tutto sotto muoia, ma viene protetto dal ghiaccio in superficie.

Se invece avete il paludario in una vasca di plastica, e nemmeno poi così grossa, c’è il rischio che inizi a gelare anche lateralmente, specie se il famoso cappello di ghiaccio tarda a formarsi.
Io ho attuato semplici accorgimenti che per certe zone d’Italia sarebbero stati esagerati.

Ho posato, in una zona del giardino, una lastra di legno; subito sopra uno strato di polistirolo, poi vi ho collocato il paludario sopra.
Se l’avessi avuta, avrei infilato tutto il paludario in una scatola di polistirolo, ma visto che cosi fortunata non sono, ho deciso di crearmela da sola.
Ho attaccato dell’altro polistirolo ai 4 lati del paludario, girandoci tanto bel nastro adesivo; poi, per essere sicura, ho fatto un giro di gommapiuma.
Giusto per stare tranquilla, ho fatto anche un giro di plastica con il Pluriball.

Pluriball

Insomma, ne è venuta fuori una cosa orribile… ma molto adatta allo scopo: quello di non trasformarmi tutto in un cubo di ghiaccio.

Mettiamo invece il caso che vogliate un paludario esterno molto grosso, diciamo una vasca IKEA da 130 litri (la scatolona di plastica più grande).
Di certo, fasciarlo non è molto pratico, e nemmeno molto bello; ci si potrebbe anche riuscire, ma la soluzione migliore sarebbe quella di agire a priori, ovvero quando allestite il tutto.

Armatevi di:

  • schiuma poliuretanica spray
  • gommapiume
  • fogli di polistirolo

Per non far spanciare la vasca, sarebbe meglio metterne due insieme, una dentro l’altra… quindi…
…Perché non approfittarne e riempire l’intercapedine, con polistirolo sul fondo e gommapiuma sui lati, sigillando il tutto con la schiuma poliuretanica?

Protezione da caldo e freddo perenne, con possibilità di creare un bordo piü naturale, con la schiuma e tanti pezzi di pietre.
Si potrebbe anche decorare il bordo mimetizzando la plastica, per renderlo simile ad un mastello di legno.
Insomma, a pensarci prima si guadagna in meglio.

Paludario da interni

Ora passiamo alla costruzione del paludario da interni.
Come noterete l’ho approntato all’esterno, per poi portarlo in casa.
La scelta è stata logisticamente obbligata, ma poi si è rivelata un colpo di fortuna notevole…

Prima di tutto, non avevo lo spazio disponibile in casa per ospitarlo.
Inoltre, in quel punto del giardino, la luce solare arriva solo per poche ore verso le 10, poi solo di riflesso per tutto il resto della giornata.
Unita alle temperature miti del periodo, avrebbe aiutato le piante a crescere non poco, stabilizzando il tutto rapidamente.

Ma veniamo alle foto…..

Paludario vuoto

E’ un terrario di recupero, a cui ho rinforzato la siliconatura in maniera molto abbondante.

Devo dire che ho barato sul materiale di fondo, avendo un lago a disposizione a 100 m.
Invece che seguire le istruzioni di questo articolo, ho prelevato 3 secchi di terreno in acqua ed un secchio sul bagnasciuga, creando uno strato fertile di 5/7cm…

Paludario con fondo

…fin troppo fertile!
Non solo ho recuperato Tubifex, Lumbriculus, pulci d’acqua ed insettini vari, ma anche un centinaio di sanguisughe (tante erano quando ho finito di eliminarle) che mi hanno ritardato l’inserimento di animali.
Di 10 Caridina, in 24 ore ne son sparite 7…

Primi inserimenti di piante

Queste sono piante acquistate all’IKEA… a parte la Salvinia e l’Eichhornia, tutte le altre sono dal nome ignoto (in seguito le ho identificate con l’aiuto del forum).

Prima inserite le piante e prima l’acqua si schiarirà.
Tra l’inserimento del fondo e l’allestimento finale, farete TANTI cambi d’acqua, anche quasi all’80%, perchè molte particelle in sospensione non ci pensano nemmeno a depositarsi sul fondo.
Nel mio caso ne ho fatti una decina, ma quest’Estate ha piovuto molto e avevo una buona riserva in taniche.

Paludario dopo 3 mesi

Dopo qualche mese le piante crescevano bene, avevo messo un tetto (un coperchio di plastica per scatole IKEA) per evitare il troppo pieno, ma non ero pronta a mettere nemmeno le dafnie.
Sapevo già che cosa sarebbe successo di li ad un mese…..

Trasferimento all’interno

Qua potete vedere la posizione finale, lontano dalla finestra, che mi ha obbligato a piazzare le 3 lampade già descritte in precedenza.
Il paludario prende luce anche dal terrario adiacente che ha lampade da 4000 K, 6500 K e 18000 K.

Dopo una settimana che stava in casa, e che non mostrava problemi, ho inserito le prime carnivore, le Aldrovanda vesiculosa (australiana rossa).

Mostro alcune aggiunte e modifiche varie…

Poco per volta, ho tolto le piante che non crescevano bene; ho inserito Carex, Iris, Ceratophyllum e Phragmites.
Ho messo un legno dove far crescere la Utricularia graminifolia, ho iniziato ad erogare CO2 e finalmente… i primi inoculi di Daphnia e pulci d’acqua.

Purtroppo, prima che le carnivore crescessero, ho avuto la visita di un paio di simpatici ospiti, ronzanti e specializzati in prelievi… al punto che ho dovuto prendere una zanzariera e tenere sigillato il tutto, per un mesetto buono, sino a che non le ho sterminate… molto amorevolmente.

Certo è che veder nascere dal vivo una zanzara resta sempre una bella emozione (abbiate cura prima che si alzi in volo, di farle fare un bel bagno).

Ecco uno degli ospiti che sta nascendo…

Per fortuna, qua di zanzare-tigri ce ne stanno poche; la maggior parte sono le semplici Culex, ma avevo 3 tipi di larve dentro… vattelapesca sapere quali fossero.
Ma pungevano, vi assicuro che pungevano…

Infine, questo un lumbriculus da 20 cm misurati!

Un vero mostro!…

Concludo con alcune immagini del paludario definitivo, dopo quasi 7 mesi

… compresi gli ospiti:

Boraras brigittae
Lumache
Aldrovanda sommersa
Aldrovanda in superficie

Sono molto soddisfatta del risultato.
Di recente ho iniziato a fertilizzare, con il PMDD di Acquariofilia Facile; devo dire che le piante stanno davvero meglio e pure le carnivore non si lamentano.
Crescono ad una velocità stratosferica; anche l’ultima arrivata, l’Utricularia reflexa zambiese, si è ambientata subito:

Insomma, è uno spaccato di natura stupendo in cui vive un ospite eccellente, amante dei luoghi paludosi: il Betta splendens:

Chiudo con il mio paludario esterno, realizzato secondo le istruzioni di questo articolo:

  • Scatola IKEA da 25 litri
  • Fondo come descritto, più fibra di cocco e truciolato avanzati dal terrario
  • Ceratophyllum, Salvinia e Lemna minor
  • Sanguisughe e lumache varie
  • Infine, la mia Utricularia vulgaris valtellinese.

Ovviamente è una disposizione temporanea, l’anno prossimo sarà un bel 130 litri.

Notate il cavetto che lega il barattolo, con la utricularia dentro, giusto per poterlo controllare ogni tanto.

Per consigli su come coltivare le carnivore, dove acquistarle, o semplicemente per discutere di questo argomento, contattatemi sul forum di Acquariofilia Facile.
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