Due predatori nell’acquario
Nel mondo dello stagno vivono alcuni terribili predatori.
Nell’acquario, la lotta per l’esistenza si dispiega ai nostri occhi, in tutta la sua spietata crudeltà.
Se si introduce nell’acquario una popolazione eterogenea, ma non troppo numerosa, si avrà presto occasione di assistere a questa lotta spietata, perchè fra i nuovi arrivati ci sarà probabilmente anche la larva di un insetto acquatico, il Dytiscus.
Tenendo debito conto delle rispettive dimensioni, la voracità e la crudeltà raffinata, di questo animaletto, eclissano quelle di celebri predatori quali la tigre, il leone, il lupo, la balena, il pescecane e la vespa: tutti sono agnellini in confronto alla larva del Dytiscus!
Si tratta di un insetto dal corpo slanciato, di circa sei centimetri di lunghezza; può muoversi nell’acqua con grande velocità e sicurezza, grazie alle larghe pinne setolose di cui sono munite le sue sei zampe.
La testa larga e piatta ha un potente paio di mascelle a forma di pinze, che sono cave; servono
sia per iniettare il veleno sia per l’ingestione del cibo.
Questo animaletto se ne sta tranquillamente in agguato tra le piante acquatiche… ad un tratto, con un rapido balzo, si porta sulla preda, anzi sotto di essa; poi solleva fulmineo la testa, così
che la vittima finisce tra le sue mascelle.
E per lui è “preda” tutto ciò che si muove, o che comunque “sappia di animale”.
Mi è accaduto più volte, mentre me ne stavo tranquillamente immerso nell’acqua di uno stagno, di essere “mangiato” da una larva di Dytiscus; anche per l’Uomo, l’iniezione del velenoso succo
gastrico di questo insetto è estremamente dolorosa.
Queste larve sono fra i pochi animali che, per così dire, digeriscono “fuori di casa”.
La secrezione ghiandolare che iniettano nella preda, attraverso le mascelle cave, ne trasforma tutto il contenuto in una pappa liquida, che poi passa nello stomaco attraverso quello stesso canale.
Anche animali di notevoli dimensioni, come grossi girini o larve di libellule, se morsicati da una larva di Dytiscus, dopo qualche movimento di difesa si irrigidiscono; l’interno del loro corpo, che nella maggior parte degli animali acquatici è trasparente, diviene opaco, come se fosse stato fissato in formalina.
L’animaletto si gonfia; sembra, in un primo momento, aumentare di dimensioni, poi gradualmente non resta di lui che il flaccido involucro di pelle, appeso alle micidiali mascelle, che alla fine viene lasciato cadere.
Nell’angusto spazio di un acquario alcune grosse larve di Dytiscus divoreranno in pochi giorni tutte quante le creature che superino il mezzo centimetro di lunghezza.
E poi? Poi si divoreranno tra loro, se non l’avranno già fatto prima, e la meglio non spetta al più grosso o al più forte, ma a chi per primo riesce ad agguantare l’altro.
Ho assistito varie volte all’aggressione reciproca e simultanea di due larve, dalle dimensioni circa uguali, e alla loro rapida morte per dissoluzione interna.
Sono pochissimi gli animali che, anche sul punto di morire di fame, aggrediscono creature della loro stessa specie e di uguale grandezza.
So con certezza che ciò accade tra i ratti e alcune specie di roditori affini; dubito che accada tra i lupi.
Invece, le larve di Dytiscus divorano creature della stessa specie e di uguali dimensioni, anche quando potrebbero disporre di altro cibo; per quanto io ne sappia, ciò non accade presso alcun’altra specie animale.
Un predatore un po’ meno brutale, e un poco più elegante è la larva della grossa libellula Aeschna, il cosiddetto “ago del diavolo”, dagli stupendi disegni gialli e blu.
L’insetto adulto è un vero signore dell’aria, un falco tra gli insetti.
Se si versa il bottino ricavato dallo stagno in un recipiente d’acqua, per ripulirlo e liberarlo dai predatori più micidiali, si noteranno a volte delle grosse larve dalla forma slanciata, restando subito colpiti dal loro strano sistema di locomozione.
Queste snelle torpedini, per lo più screziate di verde e di giallo, avanzano a rapidi scatti, con le zampine strette contro il corpo.
Anzi, a prima vista, non si riesce a capire come si muovano.
Osservandole poi separatamente, in un recipiente non molto profondo, si vedrà che sono…
dei veicoli a reazione: si sprigiona cioè, dall’estremità dell’addome, un piccolo e potente getto d’acqua, che per contraccolpo spinge avanti l’animaletto.
Il tratto terminale dell’intestino è costituito da una vescica vuota. abbondantemente provvista di branchie tracheali; può così provvedere, simultaneamente, alla respirazione e alla locomozione.
Le larve di Aeschna non vanno a caccia della preda nuotando; assai più del “Dytiscus”, l’attendono in agguato.
Quando una possibile preda entra nel loro campo visivo, esse la fissano, voltando molto lentamente testa e corpo nella sua direzione, seguendone i movimenti.
Ci sono pochi invertebrati che fissano in questo modo, con gli occhi la loro preda.
Al contrario delle larve di Dytiscus, quelle di Aeschna sono in grado di percepire movimenti anche lentissimi, come lo strisciare della chiocciola, che perciò cade spesso preda dell’Aeschna e raramente del Dytiscus.
Con grande, grande lentezza, passo per passo, le larve si avvicinano furtivamente alla preda.
Ne distano ancora tre o quattro centimetri, quando, d’un tratto…
…Cos’è?… Cosa non è?…La vittima è lì che si dibatte tra le sue mascelle.
Se non si riprende la scena al rallentatore, si riesce soltanto a vedere un qualcosa a
forma di lingua, che è passato fulmineamente dalla larva alla preda, trascinandola poi a portata delle gigantesche mascelle.
A chi ha visto un camaleonte, intento al pasto, verrà subito in mente il rapidissimo movimento
avanti e indietro della sua lingua viscosa.
Il “boomerang” della Aeschna non è però la lingua, ma il labbro inferiore trasformato, composto da due falangi mobili e da una pinza da presa.
Per il solo fatto che fissano con gli occhi la loro preda, le larve di libellula ci sembrano stranamente “intelligenti”; questa impressione si rafforza quando si osservano altre peculiarità del loro comportamento.
A differenza delle larve di Dytiscus, e della loro indiscriminata voracità, queste larve non si avventano mai su animali che superino determinate dimensioni, anche se
affamate da varie settimane.
Per mesi, ho tenuto in una vasca delle larve di Aeschna, assieme a dei pesci, e mai le ho viste aggredire o ledere una preda più grande di loro.
E’ notevole che questi animali non si avventino mai su una preda già afferrata da un membro della loro specie, e che si dibatte lentamente tra le sue micidiali mascelle.
Invece agguantano al volo un pezzo di carne fresca, infilzato su di un bastoncino, che io agito di fronte ai loro occhi simulando il movimento dell’animale che si dibatte.
Nel mio grosso acquario ci sono sempre alcune larve di “Aeschna”; esse impiegano molto tempo, più di un anno, per svilupparsi.
Poi, un bel giorno d’estate, arriva il grande momento: la larva si arrampica lentamente su di un
grosso stelo ed emerge dall’acqua; qui rimane a lungo… poi, come in ogni processo di muta, scoppia l’involucro esterno nella parte dorsale dei segmenti toracici.
Ne esce, ormai completo, il magnifico insetto.
Passano ancora parecchie ore, prima che le ali raggiungano le loro piene dimensioni e si solidifichino, attraverso un meraviglioso processo grazie al quale, nelle sottili ramificazioni venose delle ali, viene pompato a grande pressione un liquido che indurisce rapidamente.
A questo punto si apre la finestra… e si augura all’ospite del nostro acquario buona fortuna e buon viaggio, nella sua esistenza d’insetto.