Rotala wallichii

La Rotala wallichii è oggi conosciuta in tutto il Mondo, soprattutto per il suo impatto estetico che la rende estremamente decorativa.
Tuttavia tra gli acquariofili italiani si è diffusa significativamente solo dopo il 2000, in modo graduale, ma la sua coltivazione in acquario era iniziata molto prima negli U.S.A., a partire dagli anni ’70.


Rotala wallichii

In realtà, quell’aspetto è decisamente mutevole, soprattutto nel colore.
Talvolta, in particolari condizioni di CO2 e luce, può apparire quasi bianca a colpo d’occhio, perché completamente ricoperta da bollicine di ossigeno (pearling):

Pearling su Rotala wallichii (foto di Pantera)

Quella nell’immagine è stata coltivata sotto luce media, 30 W in acquario da 50 litri, ma l’effetto si è manifestato dopo un incremento della concentrazione di CO2.
E’ comunque ben visibile la posizione centrale della Rotala, che le consente di ricevere la luce disponibile da ogni direzione.

Normalmente sconsigliata a chi ha poca esperienza, è considerata molto vulnerabile all’attacco di alghe, soprattutto filamentose.
Particolalmente sensibile agli alghicidi, non può essere difesa con prodotti chimici, che causerebbero il deperimento della pianta.
Vedremo più avanti che il problema non è così insormontabile.

Descrizione

La Rotala wallichii è composta da un singolo stelo, che in forma sommersa generalmente non ramifica, ma può arrivare fino a 40-45 cm di altezza.

Rotala wallichii in forma sommersa

Si tratta di una pianta verticillata, ovvero con le foglie disposte tutt’intorno al nodo, come i raggi di una bicicletta.
Il nome “Rotala”, assegnato da Linneo a questo genere di piante, deriva proprio da questa caratteristica, comune a diverse specie.
Questa disposizione riguarda sia la forma emersa che quella sommersa, ma l’aspetto generale è molto differente.

Sott’acqua le foglie sono sottili, filiformi, molto fitte e numerose; possono essercene fino a 15 per ogni verticillo.
In emersione, invece, si allargano fino a 4-5 mm, assumendo una forma elittica, ma è raro che ce ne siano più di 5-6 sullo stesso nodo.

Rotala wallichii in forma emersa

In questa forma, esiste una maggiore probabilità di ramificazione, ma la differenza di maggior impatto riguarda il colore.

Come si vede dalle immagini, fuori dall’acqua non assume mai la caratteristica colorazione che l’ha resa celebre, nelle varie sfumature di rosso.
Quei toni accesi, ben evidenti nelle prime foto, dipendono anche dalla luce e dalla disponibilità di nutrienti (in particolare, ferro e fosforo), ma si manifestano sempre nella forma sommersa.

Crescita

Appena introdotta in acquario si blocca quasi sempre, talvolta per parecchi giorni, a causa del passaggio dalla coltivazione emersa a quella sommersa.
Le aziende fornitrici, infatti, la coltivano spesso fuori dall’acqua; tant’è che in negozio sembra irriconoscibile, al momento dell’acquisto:

Rotala wallichii coltivata emersa

I tempi di adattamento sono decisamente più rapidi, nel caso di scambi di potature tra acquariofili, proprio perchè le piante vengono già da coltivazione sommersa.

Superata la prima fase, la velocità di crescita è decisamente alta.
Possiamo paragonare la Rotala wallichii a specie celebri per tale caratteristica, come Limnophila sessiliflora, Egeria densa, Hygrophila difformis, ecc.

Si racconta di situazioni eccezionali, in cui gli steli sarebbero cresciuti di oltre 20 cm a settimana, ma probabilmente si tratta di esagerazioni.
Se qualcuno potesse documentare simili casi estremi, ricordiamo che la registrazione sul forum è libera e gratuita: saremo lieti di aggiornare questa scheda con nuove testimonianze.

Diffusione in natura

Nelle trattazioni diffuse in rete, spesso si parla di Rotala wallichii “diffusa nel Sud-Est asiatico”, in modo molto generico.
In effetti, come vediamo dalla mappa dei ritrovamenti…

…è presente in un territorio molto ampio, a macchia di leopardo, dal Bengala all’isola di Taiwan, ma senza mai salire oltre il Tropico del Cancro.
La massima diffusione è proprio a Taiwan, ma questo non deve portarci a ritenerlo come luogo di origine, che a tutt’oggi rimane ignoto.
Sappiamo, infatti, che l’acquariofilia è molto comune tra gli abitanti di quell’isola; pertanto, la pianta potrebbe essersi diffusa proprio in virtù della coltivazione in acquario.

Ricordiamo, ancora una volta, che le potature non vanno mai gettate in bacini idrici naturali.
Acquariofilia Facile scoraggia tale comportamento con qualunque specie.
Anche se la Rotala wallichii non ha mai creato disastri ecologici… non è un buon motivo per essere i primi a provarci.

Oltre alla semplice Geografia, va detto che la pianta cresce sempre in acque stagnanti.
In acquario, va quindi evitato il movimento d’acqua, in prossimità della sua posizione.

Rotala wallichii in acquario

Valori dell’acqua e temperatura

Come abbiamo visto dalla mappa, la Rotala wallichii vive soltanto a basse latitudini; il Tropico del Cancro sembra il suo limite massimo.
E’ stata segnalata, in un paio di occasioni, anche in alcune zone più fredde, ma è quasi certo che si sia trattato di errori nel riconoscimento.

La temperatura non dovrebbe mai scendere sotto i 20 °C  (consigliato: 25-26°), ma in compenso non ci sono grossi problemi nei mesi estivi, quando si sale sopra quota 30.
Secondo alcune testimnianze, sembra che la temperatura abbia un effetto significativo sulla velocità di sviluppo.

L’acidità influenza notevolmente il colore della pianta, per effetto della maggiore disponibilità di ferro.
Com’è noto, l’assorbimento di tale elemento è agevolato a bassi valori di pH, ma per non dilungarci troppo, ci limitiamo a segnalare la nostra scheda sul ferro.
Consigliamo, tuttavia, di non scendere sotto pH 6, per non penalizzare l’assimilazione del fosforo (altro nutriente importantissimo).

Il valore consigliato sarebbe intorno a pH 6.5, che appare come un compromesso ideale.
Ciò nonostante, la somministrazione di ferro chelato con EDDHA (come consigliato nel nostro PMDD), consente di stare su valori più vicini a pH 7.

Ferro chelato Cifo

Per quanto riguarda la durezza, è preferibile restare sotto GH 10.
Anche in natura, è difficile trovare la Rotala wallichi in acque dure, se non per brevi periodi.
Ci sono esperienze di coltivazione, anche positive, su valori ben più alti, fino a GH 16; tuttavia, si tratta sempre di casi particolari, dove il valore è legato ad una consistente presenza di magnesio.

Illuminazione

La Rotala wallichii è normalmente sconsigliata al principiante, per motivi legati alla luce.
In realtà, disponendo di informazioni sufficienti, chiunque può coltivarla con successo; non c’è nulla di impossibile.

Innanzitutto, è proprio la potenza delle lampade che produce quelle colorazioni tendenti al rosso, ma è rarissimo che un acquario commerciale offra una sufficiente intensità luminosa.
Quasi sempre bisogna arrangiarsi con soluzioni artigianali, per arrivare ad almeno 80 W, sulla classica misura di 120 litri.

Inoltre, quando si dice “tendente al rosso”, il verbo “tendere” non è usato a sproposito.
Molte piante tendono a concentrare il ferro sulle zone più illuminate, ma in pochissime l’effetto è così accentuato come sulla Rotala wallichii.

In questa foto vediamo il suo aspetto più comune:

Notiamo che le foglie basse restano completamente verdi; poi, mentre lo sviluppo la porta vicino alle lampade, il colore vira progressivamente verso il rosso.
Le zone più esposte possono assumere sfumature addirittura violacee, come nell’immagine qui sopra.

Infine, la luce forte espone l’acquario alla possibilità di un’invasione di alghe, che di solito il principiante non è capace di affrontare.
Anche questo problema può essere risolto, ma ne parleremo più avanti.

Un’ aumento improvviso di potenza luminosa può produrre risultati sorprendenti, come quello che mostriamo qui sotto:

La pianta sembra spezzata in due tronconi distinti, di colore visibilmente diverso, senza nessuna sfumatura intermedia.
Tale fenomeno può essere ulteriormente accentuato, approfittando delle differenze tra forma emersa e forma sommersa.
È esattamente ciò che vediamo nell’immagine, dove oltre al colore cambia anche la forma delle foglie.

A molti acquariofili capita involontariamente, subito dopo l’acquisto, se la Rotala viene introdotta in un acquario con le giuste condizioni.
Ovviamente, si tratta di un effetto di breve durata, fino alla prima potatura.

Fondo

Per la Rotala wallichii, il materiale di fondo ha poca importanza.
Ciò che conta è che non sia calcareo, per evitare di portare il pH su valori alcalini.
Parliamo di una specie che si alimenta prevalentemente dall’acqua, per via fogliare, ed usa le radici solo per ancorarsi al terreno.

Spesso viene consigliato il terriccio fertile, ma solo perché rende più facile il fissaggio della pianta, al momento di introdurla in acquario.
Con fondi leggeri, infatti, come Gravelit, Akadama, ecc., è capitato spesso di vedere la pianta staccarsi, se introdotta da poco, andando a galleggiare in superficie.

Rotala wallichii su fondo in Akadama

Il problema è comune a parecchie specie; pertanto, qualora si scegliessero tali materiali, consigliamo di tenersi oltre i 5 cm di spessore.

Fertilizzazione

Come tutte le piante rapide, anche la Rotala wallichii assorbe parecchio azoto; tuttavia, per motivi non ancora noti, sembra che rallenti la crescita oltre i 25 mg/litro di nitrati.
Si tratta di testimonianze offerte da acquariofili, senza alcun fondamento scientifico, risalenti ad una epoca in cui i nitrati si prendevano qualsiasi colpa; è dunque possibile che si tratti di leggende metropolitane.

A causa della luce intensa, richiede una buona concentrazione di ferro e fosforo.
Non è particolarmente golosa di zolfo, magnesio e potassio, non al punto da richiedere un’integrazione supplementare, rispetto ai normali protocolli di fertilizzazione.

In abbinamento con altre piante rapide, quasi sempre presenti nello stesso acquario, può portare ad una carenza di oligoelementi.

Un erogazione di CO2 è praticamente indispensabile, come per tutte le specie che in natura crescono emerse.

Abbinamenti consigliati

Non ci risultano casi di allelopatia, alla data di questo articolo, che riguardino la Rotala wallichii; chi avesse segnalazioni o dubbi, è invitato a venire sul forum per parlarci del suo caso.

Generalmente, per difenderla da alghe e cianobatteri, si consiglia di abbinarla a piante con proprietà alghicide.
Tra queste, la Limnophila sessiliflora, i Myriophyllum spicatum e tuberculatum, l’Hygrophila difformis, il Pogostemon stellatus e i Ceratophyllum condividono le sue stesse aree geografiche.

Collocazione in acquario

Può essere un punto d’attrazione se posizionata in primo piano, oppure può essere distribuita sul lato lungo a creare uno sfondo.
E’ preferibile non metterla sui lati, dove di solito arriva poca luce.

Un esemplare isolato non offre un buon impatto estetico.
Come avete visto nelle foto precedenti, quasi tutti tendono a raggrupparne almeno 6 o 7.
Generalmente, è così che la troviamo in commercio, nei classici vasetti con il Grodan. Lo abbiamo già visto in un’immagine precedente, che ripropongo:

Rotala wallichii coltivata emersa

Note e curiosità

Nel 1877, il tedesco Wilhelm Kurz la classificò come Ammannia wallichii.
Dopo tre anni, quando Kurz era già deceduto, venne riclassificata da un inglese, Joseph Hooker, che la chiamò Hydrolythrum wallichi.
La nuova classificazione durò meno di un anno; poi il botanico tedesco Bernhard Koehne, nell’ambito di un’opera enciclopedica sulle Litracee (Lythraceae), la riclassificò nel genere Rotala, dove si trova ancora oggi.

Il nome deriva da Nathaniel Wallich, uno scienziato danese trasferitosi in India appena ventenne, nel primo ‘800.

Nathaniel Wallich

Ci passò quasi tutta la vita, studiando numerose piante sconosciute agli europei.
Oggi esistono 37 specie a lui dedicate, tra cui la nostra Rotala wallichii.

Se avete ancora dubbi o volete mostrarci le foto della vostra Rotala wallichii vi aspettiamo sul nostro forum Acquariofilia Facile e in attesa di conoscervi invitiamo a leggere il nostro articolo sulla Rotala rotundifolia e Rotala indica.

Concludo ringraziando gli autori delle immagini, per averle rilasciate nel pubblico dominio, o sotto licenza Creative Commons.

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