Home Piante e alghe in acquario Echinodorus in acquario – Le specie più comuni

Echinodorus in acquario – Le specie più comuni

E. subalatus

E. martii

Altra rivelazione, stavolta davvero incredibile: il subalatus ed il martii sono due varietà naturali della stessa specie.
Comprensibilmente, da un semplice esame visivo nessuno potrebbe sospettarlo:

Echinodorus subalatus Echinodorus martii
Le due piante appaiono decisamente più simili quando sono esemplari molto giovani, oppure se vengono coltivate in forma emersa; ma come abbiamo visto, il bleheri e l’amazonicus vennero considerate specie distinte per molto meno.

Per un crudele scherzo del destino, la recente scoperta ha dato a Carl von Martius la paternità della scoperta, ma eliminando il suo nome… proprio da una pianta a lui intitolata!

Quando Micheli credette di aver scoperto la specie (1881), la chiamò Echinodorus martii, dedicandola proprio al suo grande collega scomparso 13 anni prima.
Ma due anni prima di morire, proprio von Martius aveva scoperto una pianta che aveva chiamato Alisma subalata.
Solo all’inizio del ‘900 la specie venne inserita tra gli Echinodorus, mantenendo lo stesso nome con l’inevitabile trasposizione al maschile: subalatus.

Ma al di là delle revisioni tassonomiche, la scoperta rimase comunque datata 1866. 15 anni prima della classificazione di Micheli.
Oggi, sapendo che si tratta della stessa pianta, siamo costretti ad accettare un solo nome ufficiale, quello assegnato dallo scienziato che fece la prima scoperta.
In altre parole, è proprio la scoperta di von Martius (1866) che ci costringe a cancellare dalla tassonomia il “suo” martii (1881).

Tornando ai nostri Echinodorus, i due ecotipi non condividono esattamente le stesse aree geografiche.
Probabilmente si tratta di una questione di acidità.

Quello che chiamiamo martii è probabilmente la specie primitiva, e non tollera pH sotto il 6.8.
Questo limite l’ha sempre confinato nella zona orientale del Brasile, quella più vicina al mare.

L’evoluzione naturale ha portato evidentemente allo sviluppo del “fratello” subalatus, capace di adattarsi a pH fin sotto il 6, che ha colonizzato il Mato Grosso e l’Amazzonia, estendendosi fino all’America centrale.
Oggi lo troviamo fino in Guatemala, ma oltre non riesce ad arrivare. I pH diventano troppo alti per lui, che non riesce a stare in ambiente alcalino.
Per le acque dure del Nordamerica ci vorrebbe il martii, ma lui è rimasto laggiù…

Per quanto riguarda la temperatura, richiedono entrambi valori tra 22 e 28 gradi, ma il subalatus sembra resistere meglio quando si esce dal range ideale.
La luce deve essere intensa per entrambi, e l’acquario da almeno 2-300 litri.
Tutti e due sono bestioni da oltre mezzo metro di diametro.

Exit mobile version