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Zolfo – Fertilizzanti per acquario

Lo zolfo è il settimo elemento costituente delle piante, per quantità richiesta, dopo il solito carbonio, l’azoto, il potassio, il calcio, il magnesio ed il fosforo. Nonostante sia l’ultimo, tra i macronutrienti, svolge funzioni fondamentali di cui parleremo in questo articolo.


Le piante sono formate da zolfo per circa lo 0.2% del loro peso secco; in alcune specie prettamente acquatiche si può scendere a 0.1, mentre si può arrivare anche a 0.4% in certe piante terricole.

Zolfo
Zolfo

Quasi sempre è contenuto nelle acque di rubinetto, ma in quantità molto variabile tra le varie zone d’Italia.
Per averne un’idea, basta controllare la voce “Solfati”, sui dati pubblicati dal gestore dell’acquedotto.

La normale fertilizzazione, con qualunque protocollo adottato, ne introduce sempre concentrazioni più che sufficienti, spesso eccessive.
E’ dunque piuttosto raro che se ne abbiano carenze.

In natura è diffusissimo nelle zone vulcaniche; si trova in abbondanza nelle immediate vicinanze dei crateri.
L’immagine qui sotto viene dall’Indonesia.

Raccolta dello Zolfo in Indonesia (Lic. Creative Commons)

Oggi, molto dello zolfo che usiamo viene dall’industria petrolchimica, che lo estrae dal petrolio come prodotto di scarto.

Chimica

Lo zolfo ha simbolo chimico S è l’elemento numero 16 della Tavola Periodica.
Ha un peso atomico di 32 u.m.a. e cristallizza in varie forme.

Tavola periodica degli elementi

È leggero, di colore giallo intenso e facilmente infiammabile.
Alcune sue forme cristalline producono uno spettacolare impatto estetico, diventando pietre da collezione per appassionati di mineralogia:

Zolfo in forma di cristalli (foto Rob Lavinsky – Lic. Creative Commons)

In combinazione con l’ossigeno forma lo ione solfato (SO42-), ovvero la forma in cui viene comunemente assorbito dalle piante.

Biologia

E’ costituente di due amminoacidi: cisteina e metionina, di conseguenza di tutte le proteine.
Partecipa indirettamente, ma in modo essenziale, alla produzione di clorofilla.
Svolge un ruolo importante nei processi di assimilazione di azoto e fosforo; per questo, la pianta tende a concentrarne nelle radici una quota significativa.

Si tratta di un elemento plastico, cioè strutturale.
Una volta che ha esaurito la sua funzione, resta dov’è; la pianta non può più spostarlo. Se ne ha bisogno in altre zone, deve per forza assorbirne dell’altro.

Grazie allo zolfo, direttamente o indirettamente, diverse specie producono allelochimici, molto utili nel contrastare le alghe.
Le più comuni sono Ceratophyllum, Egeria densa e tutti i Myriophyllum.

Somministrazione

Curiosamente, lo zolfo non viene mai immesso allo scopo di fornirlo direttamente, ma sempre come elemento collaterale nella somministrazione di altri nutrienti.
Il caso più comune è il solfato di magnesio, noto come “Sale Inglese”, che viene impiegato per introdurre magnesio, ma inevitabilmente apporta anche zolfo.

Solfato di Magnesio

Nei fertilizzanti commerciali, anche il potassio viene spesso aggiunto in forma di solfato.
Esistono delle eccezioni, ad esempio il protocollo ADA, che lo aggiunge in forma di bicarbonato.
Oppure il nostro PMDD, in cui si preferisce il potassio nitrato… proprio per ridurre gli accumuli di zolfo.
Tuttavia, salvo casi particolari, la forma di solfato è senz’altro la più utilizzata, nei prodotti per acquaristica, per introdurre il potassio.
L’inevitabile eccesso di zolfo, che deriva da tale somministrazione, è uno dei motivi per cui si consigliano cambi d’acqua regolari, talvolta cospicui.

In piccole quantità, lo zolfo arriva anche dagli oligoelementi, che spesso vengono aggiunti come solfato di ferro, di zinco, di manganese…

Come abbiamo visto nella scheda sul magnesio, ci sono casi particolari in cui tale elemento può essere introdotto come carbonato (magnesite).
In tal caso, se anche la vostra acqua di rubinetto fosse povera di solfati, l’uso del solfato di potassio diventa l’unica via, per evitare carenze di zolfo.

Specie esigenti

Per la sua importanza nella generazione delle radici, lo zolfo è molto richiesto dalle piante a stolone, come Cryptocoryne ed Echinodorus, il cui apparato radicale è in continua crescita.

Echinodorus grisebachii (ex bleheri)

Oltre a queste, abbiamo già parlato di piante che usano zolfo per produrre allelochimici; tra queste Egeria densa e Ceratophyllum sono le due specie piu comuni.

Carenze

Trattandosi di un elemento plastico, la pianta non può spostarlo, pertanto saranno le parti più giovani a risentire di eventuali carenze.

Zolfo ed azoto, quando mancano, danno gli stessi sintomi: la crescita risulta rallentata o addirittura bloccata; se il fenomeno persiste, si arriva ad un ingiallimento generale di tutta la foglia, con conseguente necrosi.

Lemna in carenza di zolfo

Entrambi gli elementi, se carenti, producono effetti sulle foglie più giovani, pertanto risulta difficilissimo distinguere le due carenze dalla sola osservazione.
La soluzione più semplice è ricorrere al test per i nitrati:

  • se vengono rilevati, almeno intorno a 10-20 mg/litro, significa che l’azoto è sufficiente; quindi, la carenza è proprio lo zolfo.
  • se invece li troviamo a zero, è inutile preoccuparsi dello zolfo; siamo chiaramente carenti di azoto.

L’Egeria densa ci avverte per prima, virando verso il rosso.
Non si tratta del solito “effetto abbronzatura”, dovuto a luce molto intensa; sull’Egeria è un segno di carenza di zolfo.

Eccessi

Un eccesso nocivo di zolfo è difficile da raggiungere, per chi usa il nostro PMDD; si tratta di un elemento molto ben tollerato da tutte le piante.
E’ sufficiente avere qualcuna delle specie già citate, ad esempio un Ceratophyllum, e si potrebbe ritardare il cambio d’acqua per mesi, se dipendesse solo dall’accumulo di zolfo.

Tuttavia, è possibile raggiungere livelli molto alti per chi usa altri prodotti.
Se ci si dovesse arrivare, gli effetti si manifestano sulle foglie più giovani, che appassiscono e si staccano in pochissimo tempo.
Su alcune specie, ad esempio gli Echinodorus, possono formarsi delle macchie gialle.

Ricordiamo che i solfati hanno una leggera incidenza sull’alcalinità dell’acqua (KH) anche se in misura minore dei carbonati e bicarbonati.

Note e curiosità

Il nome “zolfo” sembra derivare dall’Arabo; significa semplicemente “giallo”.
Va detto, però, che tale elemento è conosciuto da epoche antichissime; ci sono poche certezze sull’origine del nome.

Per la sua infiammabilità, lo zolfo è uno dei componenti fondamentali della polvere da sparo.

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