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Riproduzione Pterophyllum scalare

A tutti gli acquariofili (facili o difficili) interessati  alla riproduzione del Pterophyllum scalare presentiamo questo articolo. È il racconto di una esperienza che può essere d’aiuto a molti.


Di covate di scalare, in passato, ne ho viste tante; ma difficilmente sono riuscito a ricavarne qualcosa.

Da meno di un anno, con il ritorno alla passione acquario e l’allestimento di un 125 litri lordi dedicato al mio piccolo figliolo, ho avuto la fortuna di avere una coppia su tre esemplari di scalare, dei quali un Koi e due Silver.

La coppia in questione è formata da un Koi (femmina) e da un Silver (maschio).

Femmina di scalare
La femmina

Quest’ultimo era un po’ troppo vivace: all’inizio, quando ancora non conoscevo il sesso dei pesci, stavo per riportarlo al negoziante per il suo stalking aggressivo verso tutti gli altri inquilini dell’acquario.

Il maschio

Ora il motivo di questo suo comportamento è evidente: è il tipico comportamento del maschio verace in competizione.

E così una sera, tornato a casa, il mio piccolo mi ha informato con estrema gioia di aver visto due foglie di Anubias piene di uova.

Mi sono avvicinato all’acquario ed effettivamente era così. Ho visto pure che il maschio si accingeva a fecondarle strisciandole con cura, mentre la femmina era di guardia per impedire l’avvicinamento agli altri inquilini.

Non c’era molto da fare se non attendere; tuttavia ero molto preoccupato per ciò che avrebbe potuto accadere la notte, con il buio. Quella sera ho spento le luci intorno alle 23.00 e ho lasciato un piccolo lume acceso.

La mattina dopo c’erano ancora sia le uova, sia la coppia di scalare, ferma ed attenta a difendere le prime ad ogni costo. Quando somministravo il cibo si alternavano nel mangiare, tenendo sempre d’occhio le uova. Durante il giorno ventilavano le uova con le pinne; e ogni tanto ne inghiottivano qualcuna diventata bianca e quindi ammuffita.

I genitori vicino alle uova

Quel giorno sono rimasto al lavoro fino a sera e al mio ritorno ho trovato una sorpresa: molte uova erano sparite. I genitori, ogni tanto, si avvicinavano e ne inghiottivano qualcuna… e non perchè era ammuffita. La bocca della femmina era sporca di una specie di pappina bianca. Delle due foglie di Anubias con le uova ne restava solo una.

Ho preso quindi una decisione drastica: quella di staccare la foglia di Anubias, legargli un peso sul picciolo e metterla in una sala parto a rete, con maglie strette e ben ossigenata da tutti i lati. Il tutto, rigorosamente, senza mai togliere la foglia dall’acqua.

Dietro consiglio di un utente del forum, ho spruzzato ogni giorno una dose di Seachem Excel sia nella sala parto che nel resto nella vasca, per evitare che le uova ammuffissero. In realtà quello che mi interessava era un ingrediente di questo prodotto, un disinfettante: la glutaraldeide. Ovviamente avrei potuto usare disinfettanti come il verde malachite e il blu di metilene, sempre con un dosaggio blando.

Ha funzionato: i giorni passavano ma tutte le uova erano integre e nessuna ammuffita. Anche le alghe rimanevano alla larga dalla sala parto, e meno male: avrebbero potuto occluderne le maglie ostacolandone l’ossigenazione.

Dopo qualche giorno ho visto delle simpatiche codine che spuntavano dalle uova, ancora attaccate alla foglia. «Evviva!» mi mi sono detto: stava funzionando.

La schiusa delle uova (con le codine che escono dalle uova)

Dopo qualche giorno i neo-avannotti si sono staccati dalla foglia e hanno iniziato a fare piccoli tragitti attaccandosi alla rete della sala parto.

Ho smesso di somministrare il Seachem Excel, ma la sala parto ha cominciato a riempirsi di alghe filamentose. Ho comprato quindi un’altra sala parto in rete e, con moltissima attenzione, ho spostato foglia e peso nella nuova sala parto; con un colino da té ho preso gli avannotti che si erano già staccati dalla foglia.

A questo punto, però, si è presentato un nuovo problema. I piccoli non erano ancora in grado di nuotare ed erano disturbati dal movimento dell’acqua; così cercavano di aggrapparsi alla rete. E quando la rete a cui si affidavano era quella di fondo… venivano beccati ed uccisi dai genitori.

Ho quindi tolto la rete dalla sala parto con la foglia i pesi e tutti gli avannotti e li ho adagiati all’interno di un altro tipo di sala parto, in plexiglass.

Il problema era così risolto.

Ora avevo quattro sale parto: due in rete e due rigide.

Ogni 3/4 giorni la sala parto attiva si sporcava di alghe filamentose; con il colino pescavo gli avannotti e li portavo nell’altra sala parto pulita. Ho deposto in ogni sala parto degli steli di Egeria per meglio ossigenare l’acqua.

Sono andato avanti così fino a togliere la rete e lasciare solo la sala parto rigida.

Ho provato a dividere l’acquario con un divisorio, ma gli avannotti sono riusciti a fuggire e a rifugiarsi all’interno di un cespuglio di Rotala rotundifolia. Se fosse accaduto di nuovo sarebbe stato difficile nutrirli adeguatamente: nella sala parto potevano mangiare con tranquillità, ma nella vasca con gli adulti non avrebbero mai lasciato il loro nascondiglio per cibarsi.

Ho notato che gli adulti (genitori compresi) si avvicinano alla sala parto e tentano di spaventare gli avannotti; se qualcuno di questi saltava fuori dalla nursery veniva immediatamente ingoiato.

Alimentazione

Questo capitolo potrebbe essere riassunto con una sola parola: Artemia.

Ho provato a nutrire gli avannotti con una polverina sottilissima a base di Artemia, ma non la volevano nemmeno assaggiare. Hanno sempre e solo mangiato Artemia. A quanto pare, gli scalare vengono attratti fin da piccoli da tutto ciò che si muove; e l’Artemia rappresenta il loro cibo ideale.

Ho acquistato uno schiuditoio per Artemia; poi ho alternato le schiuse di questo strumento con altre ottenute da bottiglie di plastica riempite di acqua di mare, con o senza areatore (l’importante è che stiano al caldo).

Quando le Artemia erano schiuse le riversavo in contenitori in vetro e le prelevavo con una siringa.
Con la soluzione di acqua e sale (iodato e non) ho avuto scarsi risultati; invece con l’acqua di mare, ricca di preziosi oligoelementi, sono arrivato al 60/70%.

Però…

… prelevare l’acqua del mare dagli scogli mi è costato la frattura scomposta di tibia e perone ad una gamba!
Non vale la pena di correre questi rischi: va benissimo anche l’acqua marina venduta dai negozi di acquaristica.

Ora che sono grandicelli mangiano cibo a base di Artemia Blue Line «Grade 35»… e crescono che è una meraviglia!

Nella foto seguente li potete ammirare a 46 giorni dalla nascita:

Arrivati ad una certa dimensione, ho tolto gli avannotti dalla sala parto e li ho chiusi dietro un separè ricavato con una rete di plastica.

Eccoli qui sotto a due mesi e due giorni dalla schiusa.

Molti di loro arrivano a 2,5 centimetri di lunghezza.

È stata un’esperienza emozionante e meravigliosa che auguro a tutti di replicare.

Ringraziamenti

Spero che questi miei appunti possano essere utili per altri allevatori.

Tengo a precisare che questa bellissima esperienza è stata possibile grazie agli utenti del forum di Acquariofilia Facile, in particolare FedericoF, GiovAcquaPazzaGiovanni61.

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