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I Testarossa: Petitelle georgiae, bleheri e rhodostomus

Tetra dalla testa rossa“… “Testarossa comune“… “falso Testarossa“… “Petitella“… “Testa di fiammifero“… sono soltanto alcuni dei nomi con cui vengono chiamati dei simpaticissimi Caracidi (i “Rummy-nose” per gli anglosassoni), caratterizzati da quella accattivante macchia rossa sul muso.


Ma come è possibile che un solo pesce abbia così tanti nomi comuni?…
E da cosa deriva la confusione che talvolta si legge in giro, sui valori dell’acqua e sui luoghi di origine?
La risposta è molto semplice: non si tratta di un solo pesce!
Anche se la somiglianza sembra stupefacente…

Sono tre specie che hanno richiesto più di 60 anni per essere correttamente classificate, coinvolgendo alcuni dei nomi più prestigiosi del Mondo Accademico.

Testarossa: Petitelle georgiae Hemigrammus rhodostomus Hemigrammus bleheriLa loro storia porterebbe certamente ad un film, se capitasse nelle mani di un regista hollywoodiano, ma a noi interessa soprattutto per capire se e quali differenze ci sono, tra le varie specie, in modo da scegliere quella giusta per noi.

Gli inizi

Tutto comincia da un giovane ricercatore tedesco, appena 26enne, che in seguito sarebbe diventato Direttore del Museo di Storia Naturale di Berlino: Gustav Ernst Ahl.

Gustav Ahl

Nel 1924, in Venezuela, scoprì e classificò il primo di questi piccoli pesci, tra gli affluenti dell’Orinoco.
Il nome che scelse fu Hemigrammus rhodostomus.

Hemigrammus rhodostomus – Zone di origine

Già… proprio “rhodostomus“, ovvero “bocca di rosa“, oltre 40 anni prima di Fabrizio de Andrè…

Hemigrammus rhodostomus

Nei decenni successivi, fu l’appartenenza al genere ad essere oggetto di dibattito.
Hemigrammus significa “linea di mezzo”, e si riferisce al fatto che tutti questi pesci (all’epoca, già una trentina) sono caratterizzati da una linea laterale evidente, sul fianco, proprio a metà del corpo.
In realtà, tale linea non ha la stessa visibilità in tutte le specie; anche nel rhodostomus tende a sfumare, fino a sparire completamente nella metà anteriore del corpo. Può essere più o meno visibile da un esemplare all’altro.

Inoltre ci sono altre caratteristiche, tipiche del genere, che non trovano corrispondenza nei Testarossa, in particolare le pinne posteriori.
Gli esperti si divisero; cominciò una disputa che, in misura minore, continua ancora oggi.
Nel frattempo, il genere Hemigrammus è arrivato a contare più di 70 specie.


Aggiornamento di Giugno 2020:
Dopo anni di disquisizioni sulle differenze tra Hemigrammus rhodostomus, Hemigrammus bleheri e Petitella georgiae, a giugno del 2020 Bittencourt et al. hanno spostato le due specie di Hemigrammus nel genere Petitella. Il cambiamento è così recente che ancora troverete da tantissime parti la vecchia nomenclatura.

L’origine della “Petitella”

Nella seconda metà degli anni ’50, a una decina d’anni dalla morte di Ahl, due ittiologi francesi ebbero un dubbio.
Si trattava di Jacques Géry ed Henry Boutiere.
Géry è considerato il massimo esperto di Caracidi della sua epoca (è morto novantenne nel giugno del 2007), a sottolineare come anche in questo caso sia entrato in gioco un nome particolarmente illustre.

Jacques Géry

I due ricercatori si accorsero che i Testarossa erano ben presenti nei biotopi di acque chiare, zona meridionale del bacino del Rio delle Amazzoni.

Petitelle georgiae – Zone di origine

Tali ambienti, in particolare i fiumi Purus e Madeira, presentano valori chimico-fisici un po’ diversi, rispetto ai fiumi del Venezuela in cui vive il rhodostomus.
Temperatura, acidità, fondali, vegetazione… cambia quasi tutto.
Le durezze sono sempre molto basse, ma non ai livelli dell’Orinoco.

Iniziò così una ricerca molto dettagliata che si spinse fino all’analisi delle dentature; nacque anche un dibattito tra gli esperti, che si protrasse fino al ’64, quando fu finalmente chiaro che si era di fronte ad un’altra specie.

Visto che la disputa sul genere era ancora in corso, venne presa la decisione di crearne uno nuovo, che prese il nome di “Petitelle” (“Piccolino”, in Francese). La specie appena scoperta venne chiamata Petitelle georgiae, dal nome della moglie di Géry: Georgie.
Ci sono mariti che regalano fiori, altri si buttano sull’abbigliamento, qualcuno si spinge ai gioielli, ma non capita tutti i giorni di farsi regalare il nome di una nuova specie.

Petitella georgiae

In Italia, il termine “Petitelle” messo per iscritto (senza sentire la pronuncia corretta “petit-èl“) sembrò subito il plurale di “Petitella”, e tale grossolano errore diventò così diffuso da essere comunemente accettato da tutti.
A tutt’oggi, il genere Petitelle conta una sola specie nella tassonomia ufficiale, ma nel linguaggio abituale si usa spesso tale termine per definire anche gli altri “fiammiferi”.

Il Rio Negro

All’inizio degli anni ’60, mentre ancora si discuteva sul georgiae, un giovane naturalista tedesco di nome…
Heiko Bleher (!!!) incrociò un pesciolino a testa rossa in alcuni affluenti del Rio Negro.
All’epoca non era ancora ventenne, ma oggi gli acquariofili lo conoscono bene. È forse il più grande esperto vivente di ecosistemi amazzonici.

Hemigrammus bleheri – Zone di origine

Dopo aver catturato alcuni esemplari, li mostrò ad un suo amico, un allevatore di Manaus, secondo cui erano dei normalissimi rhodostomus. Dopo quasi 40 anni dalla classificazione di Ahl, si sapeva che tale specie non viveva solo nel bacino dell’Orinoco, ma aveva colonizzato anche il corso inferiore del Rio delle Amazzoni.
Era quindi abbastanza ovvio che ce ne fossero anche nel Rio Negro.

Bleher non fu affatto convinto, e cominciò ad esportare il pesciolino in tutto il Mondo.
Verso la fine degli anni ’60, i suoi clienti chiedevano a gran voce questo “nuovo rhodostomus” che giudicavano decisamente più accattivante e colorato di quello tradizionale.

Hemigrammus bleheri

Ben presto, tra gli scienziati cominciarono ad esserci dei dubbi.
Per confrontare i tre pesci fu lo stesso Bleher a procurare esemplari degli altri due, andandoli a prendere direttamente nei loro habitat.

Fu necessario aspettare fino all’87 per avere la nuova classificazione, ad opera di Géry (sempre lui) e di Volker Mahnart, che all’epoca era direttore del Museo di Storia Naturale di Ginevra.
I due scienziati decisero di dare alla nuova specie il nome di Hemigrammus bleheri (dal 2020 Petitella bleheri), per ovvi motivi.
E’ interessante come, anche stavolta, si siano mossi scienziati di altissima levatura.

Nel seguito, per rendere la lettura più scorrevole, citerò soltanto le specie omettendo i generi.
Chi ha una formazione scientifica non apprezzerà tale alleggerimento dialettico, ma questo è il linguaggio abituale con cui si parla comunemente tra acquariofili; trovo quindi che sia inutilmente pesante esprimersi come su un enciclopedia.

La diffusione in Acquariofilia

Fino agli anni ’50, quando l’unico Testarossa conosciuto era il rhodostomus, gli acquariofili si resero responsabili di vere e proprie stragi, nelle loro vasche.
All’epoca non c’erano le conoscenze e le tecnologie di oggi; si prendeva il pesce e lo si metteva nella vasca, con l’acqua che c’era.
Come ben sappiamo, le acque di Europa e Nordamerica non sono certo quelle dell’Amazzonia. Nessuno aveva capito l’importanza della durezza e dell’acidità nell’osmoregolazione.
Così, come per molte altre specie amazzoniche, anche sui Testarossa venne appiccicata l’etichetta di “pesce molto delicato“.

A partire dagli anni ’60, cominciò a prendere piede l’acquariofilia moderna, che si sarebbe poi evoluta fino ai giorni nostri, con l’acqua di osmosi, la CO2, le terre allofane, la torba, ecc. ecc.
Adesso non abbiamo più nessun problema, nel fornire ai pesci dei valori adatti a loro; tuttavia, la somiglianza tra queste tre specie ci porta a considerarle tutte uguali.
Non è affatto così; è bene imparare a riconoscerle, in modo da sapere cosa ci stiamo portando a casa.

Differenze visibili

Per prima cosa, osserviamo questo disegno schematico:

(clicca per ingrandire)

Le misure non ci aiutano; hanno tutti le stesse dimensioni (circa 5 cm), sia nel corpo che in ogni singola pinna.
Sembrano esserci tre differenze, ma non sempre le cose sono così evidenti:

  • Le striature sulla coda, ad esempio, sono un elemento distintivo solo per il georgiae, in cui il colore nero arriva solitamente a prevalere sul bianco.
    Il rhodostomus e il bleheri differiscono soprattutto per l’inclinazione di tali strisce.
  • La linea laterale, invece, è utilissima per individuare il bleheri, unica specie in cui quella caratteristica è totalmente invisibile.
    Forse non hanno tutti i torti, quelli che contestano il termine Hemigrammus
  • L’estensione della macchia rossa sembra la distinzione più evidente. In effetti lo è, in condizioni normali.
    Sul georgiae, il rosso appare soltanto sul muso; sul rhodostomus prende tutta la testa; solo sul bleheri si estende ben oltre l’opercolo branchiale.

Osservandoli in acquario, ci accorgiamo che non è così semplice.
L’inclinazione delle striature può variare: sappiamo bene che il pesce orienta la coda come vuole, mentre nuota.
Anche la linea laterale può essere più o meno visibile, da un esemplare all’altro, e può essere più o meno evidenziata dalla posizione del pesce rispetto alle lampade.
Infine, il colore sulla testa può ridursi fino a sparire del tutto, in condizioni di pericolo o di stress.

Tanto per fare un esempio, proviamo a strappare una foto:

Dal frammento che abbiamo, siamo un po’ indecisi… georgiae o rhodostomus?…
Cerchiamo quindi di recuperare la parte mancante… vediamo un po’… dove mi è caduta?…
Eccola qua!

Ora che l’abbiamo trovata, rimettiamo insieme le due metà.
A lavoro finito, ci troviamo di fronte…

…ad un magnifico esemplare di bleheri, un po’ stressato da un cambio d’acqua appena eseguito.
Questo dimostra che il riconoscimento della specie nasce dalla considerazione di tutti e tre gli elementi.

L’acquario per i Testarossa

Tutti e tre sono caratterizzati da una notevole frenesia di movimento.
Per una discussione sul nostro forum, l’utente GiuseppeA provò a fotografarli…

…con i pessimi risultati che vedete: tutte le foto gli vennero “mosse”, con questi pesci scatenati.

Il carico organico non è un granché, ma la loro velocità di nuoto ci porta a consigliare acquari da almeno 70 litri.
Se la vasca è molto allungata, ovvero sviluppata sul lato frontale, è possibile adattarsi anche con 50 litri; tuttavia non dobbiamo dimenticare che sono pesci di banco.
Trovano molto stressante vivere in piccoli gruppi, in soli 5 o 6 esemplari.
Questa foto mostra solo una piccola parte di uno dei banchi che si trovano in Natura.

E’ chiaro che la cosa migliore sarebbe un vascone da 2-300 litri, dove poterne ospitare una cinquantina di esemplari o anche di più.
Considerando che non tutti possono permetterselo, direi che un 100-120 litri è un ottimo compromesso, per tenerne 20 o 30.

I valori dell’acqua

Come già detto, le tre specie hanno esigenze simili, ma non proprio uguali.
Vivono tutte in acque poco mosse, talvolta stagnanti, sempre con durezze piuttosto basse.
GH e KH sono addirittura prossimi allo zero, nel caso del bleheri.

I due ex Hemigrammus stanno in zone con presenza di acidificanti, che possono portare il pH ben sotto il 6.
Il bleheri, nel Rio Negro, può arrivare addirittura sotto pH 5.
Con loro è bene non superare la soglia del pH 6.5, se non per brevissimi periodi.
Il georgiae, invece, può arrivare anche a pH 7. Per un po’, riesce a stare anche su valori leggermente alcalini, ma la colorazione che assume in acque acide ci fa capire che le predilige.

Le temperature consigliate sono sempre intorno ai 24-26° C; con il rhodostomus si può salire fino a 28-29, mentre il georgiae può scendere fino a 22.

La tolleranza ai nitrati è buona, ma non certo paragonabile a quella degli P. scalare, che sono da sempre i loro compagni più comuni, sia in acquario che in Natura.
I bleheri convivono anche con gli P. altum, con cui condivinono l’acidità estrema, mentre per l’acquario dei discus sarebbe preferibile scegliere i rhodostomus, più tolleranti alle alte temperature.

Anche se i range di valori sembrano avere delle finestre sovrapponibili, è meglio evitare innaturali convivenze tra le tre specie.
Innanzitutto, in Natura non li troviamo mai insieme; ci dev’essere un motivo, anche se non riusciamo a capirlo.
Inoltre, anche se a noi sembrano simili, tra loro si riconoscono benissimo.
Mettendo 10 georgiae con 10 bleheri, ad esempio, produrremmo due branchi distinti che si muoverebbero separatamente.
E’ tutt’altra cosa, come effetto scenico, vederne 20 che si spostano tutti insieme.

Ipotesi scientifiche

Considerando che l’Amazzonia, pur immensa, è un unico sistema fluviale con tutti i corsi d’acqua comunicanti, nessuno pensa che questi tre pesci si siano evoluti separatamente.
Tutte le riflessioni si sono concentrate su un’origine comune.

Alcuni ritengono che ci sia stato un antenato comune, oggi estinto, da cui si sarebbero evolute tutt’e tre le specie.
Questa ipotesi è comunque minoritaria, negli ambienti scientifici.
L’alternativa è nel ritenere che una delle tre sia la specie originale, mentre le altre due sarebbero evoluzioni successive.
Su questo punto c’è una divisione su due teorie contrastanti.

Da un’analisi delle caratteristiche dell’animale, sembrerebbe che la specie primitiva sia la “Petitella”.
Da essa si sarebbe evoluto il rhodostomus, ed infine il bleheri.
Purtroppo, questa teoria contrasta con la collocazione geografica delle varie specie.

Risalendo il Rio Negro per arrivare al Casiquiare (unico punto di collegamento tra Orinoco e Rio delle Amazzoni), questi piccoli Caracidi avrebbero dovuto superare in salita le rapide di San Gabriel.
L’impresa appare impossibile anche per pesci ben più grossi.

Si potrebbe quindi pensare che l’origine di tutto sia il rhodostomus, originario dell’Orinoco.
Diffondendosi in quel bacino idrico, sarebbe arrivato fino al Rio negro attraverso il Casiquiare, e da lì avrebbe trovato le rapide di San Gabriel in discesa.
In questo caso, il problema è legato alle caratteristiche del pesce, che anche visivamente sembrano intermedie tra gli altri due.
Dato che il dibattito non si è ancora concluso, non posso scrivere nulla di sicuro.

Posso soltanto esortarvi, almeno una volta, a tenere questi adorabili pesci nel vostro acquario.
Sarà certamente un’esperienza per cui mi ringrazierete, anche se avrete speso un po’ di più, rispetto ai soliti Neon e Cardinali.

Vi aspetto sul nostro forum Acquariofilia Facile per qualsiasi dubbio o chiarimento su questi bellissimi caracidi.

Appendice: cambio classificazione

A giugno 2020 è stata pubblicata una revisione relativa ai “Rummy-nose” tetra, ossia le tre specie note di tetra testarossa. Cambia sia la classificazione che la denominazione e confluiscono tutte nel genere Petitella con le seguenti denominazioni:

  • Petitella georgiae (immutato)
  • Petitella bleheri (ex Hemigrammus bleheri)
  • Petitella rhodostoma (ex Hemigrammus rhodostomus)
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