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L’acquario naturale

Walstad, Lorenz, Lessona

Diana Walstad è una microbiologa statunitense.

Nel 1999 ha auto-pubblicato la prima edizione del libro che l’ha resa famosa nel mondo dell’acquariofilia: «Ecologia dell’acquario di piante».

Diana Walstad
Diana Walstad

In questo libro, la dottoressa Walstad propone un metodo di conduzione dell’acquario che è chiamato «metodo Walstad» e che prevede:

  • utilizzo di terriccio da giardinaggio, ricoperto di ghiaia, come fondo;
  • piantumazione con diverse essenze, soprattutto veloci, lasciate crescere in emersione;
  • assenza di fertilizzazione (ad eccezione del mangime per i pesci) e di somministrazione di CO2;
  • illuminazione mista (solare ed elettrica);
  • nessun apparato di filtrazione biologica.

Al di là del metodo, sul quale potremmo discutere per mesi, è interessante l’approccio che la Walstad ha nei confronti dell’acquariofilia.

Ecco come lei stessa lo descrive:

Gli acquari low-tech di cui mi occupo sono caratterizzati da un piccolo o limitato numero di pesci, pulizia e filtrazione ridotta, un gran numero di piante sane e in crescita e da diversi microorganismi. […] differisce dalla wasca high-tech per il fatto che sfrutta al massimo i processi naturali. La cura di un acquario low-tech è facile ed economica e questo dipende dal pieno sfruttamento dei processi naturali. Ad esempio, batteri e pesci forniscono anidride carbonica alle piante, senza alcuna somministrazione artificiale. Le piante, e non i filtri percolatori, eliminano l’ammoniaca dall’acqua e proteggono i pesci. Il cibo per i pesci e il terriccio fertilizzato, e non i fertilizzanti a base di micronutrienti, forniscono oligoelementi alle piante.

«Ecologia dell’acquario di piante» di Diana Walstad

È la stessa Walstad a definire «naturali» gli acquari condotti secondo questi principi.


Principi che sembrano pressoché identici a quelli che animavano le ricerche del celebre etologo austriaco Konrad Lorenz.

Konrad Lorenz (1903-1989)

Ecco cosa scrive nel suo celebre libro intitolato «L’anello di re Salomone»(1949):

L’acquario è […] un universo.
Come in uno stagno, in un lago naturale, o in un qualsiasi luogo del nostro pianeta, creature animali e vegetali vivono insieme, creando un equilibrio biologico.
[…]
Da questi pericoli, l’esperto acquariofilo si difende con l’aerazione artificiale dell’acqua.
Tuttavia, questo espediente tecnico sminuisce il pregio dell’acquario, che consiste proprio nell’autosufficienza biologica di quel piccolo universo, cui dall’esterno non occorre alcun aiuto, a parte il nutrimento degli animali e la pulizia del vetro anteriore del recipiente.
Se vi domina il giusto equilibrio, l’acquario non ha bisogno di essere pulito!


Ancora prima di Konrad Lorenz fu uno zoologo italiano, Michele Lessona, a mettere nero su bianco questi concetti in un libro intitolato Gli acquari (1862):

Il pesce nell’acqua ha bisogno di aria come l’uomo, il topo ed il passero; solo invece di avere i polmoni per respirare ha le branchie, e queste son fatte per modo che egli non può respirare l’aria libera atmosferica, ma sì l’aria che è nell’acqua. […] se poi nell’acqua vi son qualche piante, queste sotto l’azione della luce si impadroniscono dell’acido carbonico emesso dal pesce nella sua respirazione, lo scompongono ritenendosi il carbonio e rimettendo di nuovo l’ossigeno in libertà, in modo che esso può servire nuovamente alla respirazione dell’animale; e così si stabilisce in questo piccolo recipiente quel giusto equilibrio che è nel mondo intero, e l’acquario è un piccolo mondo meraviglioso che non ha comunicazione col grande mondo di cui fa parte, e in cui pur seguono tutti quei grandi mutamenti che sono necessari alla vita dell’uomo, degli animali e delle piante alla superficie della terra.

Michele Lessona (1823-1894)

A questo equilibrio, scrive Lessona, concorrono anche la luce e le lumache.


Lorenz e Lessona – osserverà qualcuno – non utilizzano la parola «naturale»!

Verissimo!
Teniamo però presente che, quando Lorenz e Lessona scrissero i loro libri, non esisteva alcun apparato tecnico per l’acquariofilia.
L’acquario high-tech era di là da venire e l’acquario naturale era l’unico possibile.

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